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Italia-Francia 1-3: Ventura stecca il debutto, non serve il gol di Pellè



01 SETTEMBRE 2016 - MILANO

Si consoli, caro Ventura: nel club dei c.t. azzurri sconfitti all’esordio tutto sommato è in buona compagnia, da Prandelli a Donadoni fino al mitico Vittorio Pozzo. E poi c’è la Francia, che in casa nostra non si lascia battere da 54 anni. Già, il debutto di Giampiero Ventura sulla panchina della Nazionale è un k.o. per 3-1: nella “sua†Bari, l’ex tecnico dei galletti e del Torino non ha avuto la stessa fortuna del predecessore Conte, che aveva liquidato 2-0 l'Olanda sempre al San Nicola. Servirà averne di più lunedì sera, perché ad Haifa contro Israele si farà sul serio con la prima gara di qualificazioni al Mondiale 2018 e quanto visto in Puglia - specie in difesa - non può bastare.

CELO-MANCA

“Si riparte dal lavoro di Conteâ€Â, ha detto più volte Ventura. Il 3-5-2 è lo stesso, l’intesa della coppia d’attacco Eder-Pellè pure: magari non siamo di fronte al miglior tandem possibile in assoluto, ma a uno dei migliori che offre il calcio italiano in questo momento sì. I punti di contatto, per il momento, finiscono qui, perché l’intensità in campo e soprattutto l’attenzione difensiva sono ben al di sotto degli standard “contiani†visti a Euro 2016, anche se in un match amichevole, peraltro all’inizio della stagione, era difficile aspettarsi molto di più.

CHI CI PROVA E CHI SA FARE

Ventura consegna ad Astori le chiavi della regia arretrata, un ruolo chiave nel suo disegno di gioco impostato con successo proprio a Bari e perfezionato negli anni a Torino. Il centrale della Fiorentina ha coraggio ma non è Bonucci: i suoi lanci in avanti sono spesso imprecisi o prevedibili e favoriscono il recupero del trio francese Pogba (fischiatissimo), Kantè e Matuidi. In più, Chiellini e Barzagli non sono in serata di grazia, così finisce che già dopo 45 minuti siamo sotto di due gol con Martial e Giroud che sfruttano gli errori dei nostri in disimpegno e imbucano alle prime due occasioni. Nel mezzo c’è la rete di Pellè, importante per il giocatore che ripartiva dal rigore sbagliato con la Germania e gli insulti che lo avevano sommerso sui social dopo il gesto dello scavetto a Neuer, e preziosa per la Nazionale, perché racchiude i primi semi di “venturismoâ€Â: Eder riceve palla largo a destra, “alla Cerci†versione granata, vince l’uno contro uno e mette in mezzo per l’ex Southampton che gira alle spalle di Mandanda dopo un controllo da applausi. Segnatevi questa azione: la sensazione è che potremmo rivederla spesso.

GIGIO DEB

Nella ripresa il c.t. dà spazio agli altri azzurri: Donnarumma fa il suo debutto a 17 anni e sei mesi, il terzo più giovane di sempre, Belotti e Rugani giocano la loro “prima†- e debutta pure la 'Var', la moviola in campo -, Verratti si riprende il suo posto a centrocampo dopo mesi di assenza. L’Italia ci prova, ma il ritmo non è quello giusto, così come la personalità mostrata da qualche interprete in campo: il De Sciglio del San Nicola, per dire, non ha nulla a che vedere con quello visto all’Europeo francese (e dire che Sidibe, sulla sua corsia, ha fatto di tutto per metterlo a proprio agio…). Gigione invece paga l’emozione da deb e ci mette del suo sul 3-1 francese: primo palo coperto male sul tiro (quasi dalla linea di fondo) di Kurzawa. Tanti cambi di gioco, tanti lanci a cercare Candreva e Florenzi (entrato proprio per De Sciglio) sugli esterni, ma ancora troppo poco per impensierire davvero una squadra già rodata come la Francia, che in difesa recuperava peraltro Varane, grande assente all’Europeo perso in finale col Portogallo.

(Marco Fallisi, Gasport)