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Olimpiadi, atletica: Bolt punta il triplo triplete per raggiungere i 9 ori di Lewis



17 AGOSTO 2016 - MILANO

E’ al giro di boa: ieri, con la batteria dei 200, ha mandato in archivio quattro delle possibili otto volate olimpiche. Oggi, nella notte italiana, la quinta: la semifinale sulla stessa distanza. Presumibilmente sarà un’altra passeggiata. Come quelle precedenti, come quelle che lo hanno portato a diventare il primo uomo nella storia dei Giochi a conquistare tre ori sui 100. Sui 100: la gara più attesa, quella che ispira i sogni di tanti sin da bambini. Quella che catalizza le attenzioni del mondo. Pechino 2008-Londra 2012-Rio 2016: che splendido ritornello. Usain Bolt entra in una dimensione tutta sua e lo fa giocando. Scherzando. Divertendosi. Rallentando. Senza nemmeno faticare.

COME ALI

Un sorriso, prego. Et voilà: la foto in primo piano della sua espressione rilassata, mentre gli avversari al fianco si dannano l’anima, fa il giro del globo. E’ un emblema. E’ il simbolo della supremazia del giamaicano, otto anni ininterrotti di trionfi. A meno di tre mesi dalla scomparsa di Muhammad Ali, il paragone, in certi atteggiamenti, è scontato. 'I’m the greatest', 'Sono il più grande': il pugile come lo sprinter. Un altro lampo, un altro fulmine: sempre e soltanto Usain Bolt. La velocità è roba sua. E guai a chi gliela tocca.

TRIPLA TRIPLETTA

Importa che il tempo, 9”81, sua cinquantesima volta sotto i 10”00, dica poco? Importa che il fenomeno non sia più quello dei giorni migliori? Importa solo vincere. E il suo personalissimo conto di ori a cinque cerchi adesso è a quota sette. Con vista sui 200, appunto e la 4x100. A nove, è bene ricordarlo, in atletica sono arrivati solo Paavo Nurmi e Carl Lewis. La tripla tripletta è decisamente più vicina. Anzi, ci vorrebbe una certa dose di coraggio a scommettere contro. Oggi c’è Bolt e poi, staccati, tutti gli altri. Justin Gatlin compreso. Lo statunitense, d’argento con 9”89, lo impegna fino ai 70-75 metri e sale per la terza volta sul podio della specialità, dopo l’oro di Atene 2004 e il bronzo di Londra 2012. A 34 anni è il più anziano medagliato di sempre.

I FISCHI

Ma il suo passato, fatto anche di due squalifiche per doping, resta terribilmente ingombrante. Justin è coperto dai fischi dell’Engenhao – qualcuno s’è sentito anche ieri per l’esordio sui 200 – e perde ancor prima di mettersi sui blocchi. Bolt, col suo modo di fare, devasta gli avversari anche psicologicamente. 'Sono rimasto scioccato dalla reazione del pubblico nei confronti di Justin – dice Usain – non mi era mai capitata una situazione del genere'. Lui, Gatlin, fa spallucce. E mette sul piatto il solito disco: «'Ho scontato le mie colpe, sono pulito e soddisfatto. Essere qui a quest’età è un onore. Essere battuto da Usain è un onore'.

(Andrea Buongiovanni, Gasport)